""Even a stopped clock tells the right time twice a day!"

mercoledì, dicembre 28, 2005

Best of 2005

Ebbene si, alla fine dell'anno le classifiche è quasi automatico farle. E se non si subiscono pressioni economiche come è successo all'autorevolissimo NME, riescono meglio.
E così, dallo stomaco, butto giù la mia personalissima classifica.


1. The Duke Spirit, Cuts Across The Land
Vincono per distacco la speciale classifica "Best New Thing" e di slancio li premio forse in maniera eccessiva. Quei richiami ai My Bloody Valentine, ai Jesus And Mary Chain ed ai Sonic Youth me li hanno fatti apprezzare epidermicamente dai primi giri nel lettore. Essenziali, noisy, malinconici. La musica indie esiste ancora. Non c'è Francesco Ferdinando che tenga.


2. Caribou, Milk Of Human Kindness
Altro non è che Dan Snaith, colui che seppe stupire con lo pseudonimo di Manitoba. E lo fa ancora con queste sue strumentazioni circensi, a tratti low-fi e a volte minimal, mai scontato. La bizzarria a volte trasmette più sensazione del rock&roll pane&salame. Mi ricorda qualcosa dei Tortoise anche se c'entra poco. Ideale per il cut&paste dei vostri homevideos.

Da non perdere Caribou - Yeti


3. Gorillaz, Demon Days
Facesse anche canzoncine di Natale straccerebbe tutti anche lì. Re-Mida Damon Albarn riesce in ogni cosa che faccia. Speriamo gli riesca pure la resurrezione dei Blur. Il disco è genialmente leggero o leggermente geniale. Poco importa. Lo si ascolta fino alla nausea ed uscendo di casa ci sorprendiamo ancora a canticchiarlo. Hai vinto, Damon, ancora....

Balliamo tutti insieme con Gorillaz - Dirty Harry


4. Greg Dulli, Amber Headlights
Come mi piace "parteggiare" per qualcuno. In questo caso non faccio alcuna fatica. Emozioni dimenticate, riscoperte e riproposte dall'ex fondatore degli Afghan Whigs. Forse l'ho scoperto troppo a ridosso della fine dell'anno per retrocederlo nelle mie preferenze. Ma, forse, non lo avrei fatto lo stesso. Sex&Drugs&RockAndRoll.

Emozioni a manetta con i testi di Greg Dulli


5. Nine Inch Nails, With Teeth
All'inizio delude, poi per togliertelo dalla testa ci vorrebbe la lobotomia. Eccone un altro che non sbaglia un colpo. Persino il revival Eighties gli riesce meglio di chiunque altro in circolazione. E poi nessuno riesce a dare lo spessore alle tracce come fa lui. E' lui la "Perfect Drug".

Sempre da vedere il sito diNine Inch Nails


Menzione particolare. The Young Gods, XX Years 1985-2005
Se fossimo ad un festival del cinema sarebbe un premio alla carriera. Il loro è un the best of con tutti i crismi del caso. Con la sola differenza che ci hanno messo dentro anche le emozioni. Ma come fa a suonare ancora così attuale L'eau Rouge? Davvero indispensabile.

Ascoltiamo per ore e oreYoung Gods - L'eau Rouge

giovedì, dicembre 15, 2005

Greg Dulli's Amber Headlights, 2005


Viviamo in un mondo dove ormai tutto è a portata di mano, anzi di mouse. Basta un click ed ecco che si scaricano brani, dischi, compilation.
Per prendersi un disco non ci si muove più di casa, è lui che viene da noi, bussando alla nostra porta rinchiuso in una busta gialla a bolle.
Manca quello spulciare, quel cercare, quel gusto del dire "ho scovato questa band sconosciuta....".
In questo universo di molteplicità quello che viene a mancare è l'emozione.
Milioni di nuove band tutte uguali tra loro, in cui solo alcune sfumature li rendono distinguibili: i Franz Ferdinand somigliano agli Editors che sono come i Maximo Park ma più melodici certo non come i Bloc Party.
Non c’è paragone con un decennio fa dove avevamo i Pixies, i Blur ed i Chemical Brothers tutti ben diversi e distanti tra loro, ma geniali nelle loro creazioni.

Mancano insomma le emozioni, quel qualcosa in più che ti fa dire: “questo disco è immenso”.
Poi esce un Greg Dulli qualsiasi ed ecco che la chimica ritorna.
Un disco che aveva scritto nel 2001 e dedicato ad un amico scomparso, poi bloccato per anni ed infine pubblicato. La data poco importa, non ha epoca.

9 tracce e poco più di mezz’ora, la giusta lunghezza perché, si sa, le emozioni per essere intense devono anche essere brevi.
L’overture già fa sorridere. “Finalmente”, si esclama. Una batteria decisa, la solita chitarra sporca e la voce decadente di Greg che descrive la sua vita tutta sex & drugs & rock and roll.
La formula chimica è presente in tutti i suoi elementi, come le citazioni nella nostra lingua madre:

in the mornin I'm leavin you-
I'm a user, it's sad but true-
no cryin domani.

Domani è anche il titolo della terza traccia, già inserita nell’EP “Black Is The Colour Of The True Love”.

Una ballata tipica del repertorio di Dulli, arricchita di una parte strumentale molto carica, così come le sue parole:

now I can see-
everything's clear up here
from my position
and you believe me when I tell you that-
the sky is wide as far as I can see
as I am now, so you shall surely be

Altro elemento dell’immagianario “dullinano” è il cigno, ripreso nella canzone “Black Swan”. L’immagine malinconica della decadenza, con quel suo canto in punto di morte.

Qualsiasi cosa abbia fatto nel corso dei suoi 18 anni di attività, Dulli mi ha sempre colpito. Mai nessuno dei suoi dischi mi ha lasciato indifferente, c’era sempre qualcosa, una chiave di lettura, una particolarità.
Per la prima volta da tanto tempo a questa parte mi sono ritrovato a premere più volte il tasto “back” per riascoltare una canzone. Quanto tempo è passato?

Eterno.

giovedì, dicembre 01, 2005

Voglia di purezza!


Ci ho pensato e ripensato, ascoltato alcuni consigli e poi ho deciso.
Questo posto deve rimanere puro, via tutta l'immondizia.
In fin dei conti è così: se vai in una casa sporca entri con le scarpe infangate, se vai dove il pavimento è lustro usi lo zerbino prima di entrare.
Adesso faccio le pulizie di casa...