""Even a stopped clock tells the right time twice a day!"

giovedì, dicembre 15, 2005

Greg Dulli's Amber Headlights, 2005


Viviamo in un mondo dove ormai tutto è a portata di mano, anzi di mouse. Basta un click ed ecco che si scaricano brani, dischi, compilation.
Per prendersi un disco non ci si muove più di casa, è lui che viene da noi, bussando alla nostra porta rinchiuso in una busta gialla a bolle.
Manca quello spulciare, quel cercare, quel gusto del dire "ho scovato questa band sconosciuta....".
In questo universo di molteplicità quello che viene a mancare è l'emozione.
Milioni di nuove band tutte uguali tra loro, in cui solo alcune sfumature li rendono distinguibili: i Franz Ferdinand somigliano agli Editors che sono come i Maximo Park ma più melodici certo non come i Bloc Party.
Non c’è paragone con un decennio fa dove avevamo i Pixies, i Blur ed i Chemical Brothers tutti ben diversi e distanti tra loro, ma geniali nelle loro creazioni.

Mancano insomma le emozioni, quel qualcosa in più che ti fa dire: “questo disco è immenso”.
Poi esce un Greg Dulli qualsiasi ed ecco che la chimica ritorna.
Un disco che aveva scritto nel 2001 e dedicato ad un amico scomparso, poi bloccato per anni ed infine pubblicato. La data poco importa, non ha epoca.

9 tracce e poco più di mezz’ora, la giusta lunghezza perché, si sa, le emozioni per essere intense devono anche essere brevi.
L’overture già fa sorridere. “Finalmente”, si esclama. Una batteria decisa, la solita chitarra sporca e la voce decadente di Greg che descrive la sua vita tutta sex & drugs & rock and roll.
La formula chimica è presente in tutti i suoi elementi, come le citazioni nella nostra lingua madre:

in the mornin I'm leavin you-
I'm a user, it's sad but true-
no cryin domani.

Domani è anche il titolo della terza traccia, già inserita nell’EP “Black Is The Colour Of The True Love”.

Una ballata tipica del repertorio di Dulli, arricchita di una parte strumentale molto carica, così come le sue parole:

now I can see-
everything's clear up here
from my position
and you believe me when I tell you that-
the sky is wide as far as I can see
as I am now, so you shall surely be

Altro elemento dell’immagianario “dullinano” è il cigno, ripreso nella canzone “Black Swan”. L’immagine malinconica della decadenza, con quel suo canto in punto di morte.

Qualsiasi cosa abbia fatto nel corso dei suoi 18 anni di attività, Dulli mi ha sempre colpito. Mai nessuno dei suoi dischi mi ha lasciato indifferente, c’era sempre qualcosa, una chiave di lettura, una particolarità.
Per la prima volta da tanto tempo a questa parte mi sono ritrovato a premere più volte il tasto “back” per riascoltare una canzone. Quanto tempo è passato?

Eterno.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

hey rivo, mi hai trovata per caso o sapevi del mio blog? ;)
comunque sia, questo disco è già da un pò che me lo vorrei prendere, e questa tua rece mi ha definitivamente convinto:)
e bella rece, però ci sono ancora alcuni sparuti negozietti, oasi nel deserto affollato di internet....che cazzo dico...beh, vabbè, il "23" a Padova, l'8 Ball a Reggio Emilia, Dischi Volanti a Verona....meglio che niente! comunque, buon anno!!!!
:)))

10:03 PM

 

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