""Even a stopped clock tells the right time twice a day!"

martedì, novembre 01, 2005

The Young Gods, XX Years 1985 - 2005



Da vent'anni gli Young Gods vivono in un universo parallelo e lo celebrano con una riuscita compilation di brani che ripercorrono in ordine sparso la loro storia.
Si formano in un paese non allineato, la Svizzera nel 1985, da un'idea di Franz Treichler (vocalist) che riunisce Cesare Pizzi (samplers) e Frank Bagnoud (batteria). Il suono dei campionatori che sovrappongo infinite tracce è reso ruvido e immediato dalla batteria (reale, non digitale) e dalla voce ruggente di Franz, che canta prevalentemente in francese ma anche in inglese e tedesco.

Il primo album omonimo (1987) raccoglie un successo insperato tanto che il Melody Maker lo elegge album dell'anno. In effetti nulla di ciò che c'era in giro in quegli anni suonava così innovativo e diverso come gli giovani dei svizzeri. Una sorta di rivoluzione sonica, sigillata dal successivo L'Eau Rouge, uscito nel 1989. Le sonorità spaziano incredibilmente dall'Heavy Metal alla musica classica, come mai nessuno seppe osare prima.
I testi un pò naif parlano di sole, luna, stelle, oceano, lungo cammino, del eterno rapporto dell'uomo con la natura ed i suoi colori.

Dopo l'esperimento di suonare Kurt Weill del 1991 (alcuni brani si possono gustare su questa raccolta) i YG perdono sia Pizzi che Bagnoud cui subentreranno Al Comet e Use Hiestand. Questo cambiamento coinciderà con la rinascita del gruppo e la definitiva consacrazione tramite TV Sky, album cantato in inglese, venduto massicciamente nel Regno Unito e in America.
Un disco germinale, trovato negli scaffali di Bobby Gillespie dei Primal Scream e di The Edge degli U2. Il suono ora è industriale, un pò urbano (Our House), motorizzato (Gasoline Man), danzante (Night Dance). Moltissime saranno le band che in maniera malcelata si rifaranno ai loro dettami sonori (Nine Inch Nails, Pop Will Eat Itself, U2, Curve, in Italia i Technogod di Bologna).

Il loro viaggio, dopo tour mondiali infiniti e dischi dal vivo ben riusciti, ritorna tra gli astri ad ammirare le rivoluzioni lunari con Only Heaven del 1995. Un disco che è un misto tra l'intimista (bellissima "Donnez les Espirit") ed il suono postindustriale (Kissing The Sun), strizzando l'occhiolino all'ambient che impazza in Europa in quegli anni.
Use Hiestand lascia la band prima di registrare Second Nature, nel 2000. Al suo posto Bernard Trontin. Il dubbio viene, Use era implacabile alla batteria anche dal vivo, ci si chiedeva come facesse a non perdere mai dei colpi.
Second Nature comunque segue le orme di Only Heaven, quel misto ambient, industrial, techno che piaceva.
Poi l’esperimento Music For Artifical Clouds, un disco per fare da sottofondo ad una mostra di arte contemporanea o ai vostri pomeriggi di meditazione.

Tutta la storia dei Young Gods è riassunta in questa compilation, che si apre con un bel inedito, “Secret”, dal gusto antico ma attualissimo.
La scaletta di brani non è cronologica ma semplicemente logica. E’ armonica e fenomenale, mai in un “The Best Of…” ho trovato tanta lucidità nella scelta della sequenza dei brani.
Si parte con una serie di brani da Hit Single, poi c’è tutta la fase torbida degli inizi, poi quella riflessiva che parte da “Our House” di Tv Sky e finisce con la superlativa “Donnez Les Esprit”, per chiudersi con la scherzosa “Alabama Song” da YG Play Kurt Weill.

Il secondo CD è un disco di remix ed inediti tra cui spicca la cover di Serge Gainsbourg che Franz Treichler aveva inserito in un suo album solista.

Questo disco è bello come un viaggio a ritroso nei ricordi, sfogliando gli album delle vacanze ed assaporandone le sfumature lontane nella nostra memoria. Si sentono suoni dimenticati. Anche se altri gruppi che si erano rifatti al trio elvetico ce li avevano ricordati.
Ha il sapore della terra, del sole, del cielo, dell’oceano. Così, come cantava quel tale che veniva da quel mondo parallelo, fatto di orologi, banche e … luoghi comuni.

Intenso.



5 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Che coincidenza. Proprio l'altro giorno la mia mamma, mi consegna due magliette, da anni in fondo a qualche cassetto della casa natìa. Una è del tour dell'89 di L'Eau Rouge/Redwater. Era il primo concerto loro che vidi (All'Ancienne Belgique di Bruxelles). Bei ricordi!

9:30 AM

 
Anonymous Anonimo said...

sono passata a farti un saluto ... teppa

8:02 PM

 
Anonymous Anonimo said...

Che gran piacere trovare questa recensione! Mi sono quasi commossa. Amo gli Young Gods alla follia, e questo disco è da settimane che lo sto consumando. Naturalmente noi in Svizzera abbiamo la versione con la copertina rossa :))

Buona anche la biografia, ne girano poche in italiano sul web. Oltre che dilettevole anche utile, quindi.

Una cosa la devo dire però, con tutto l'amore che ho per i ragazzi (che tra l'altro conosco e quando mi capiterà glielo dirò), secondo me il ventennale l'avrebbero dovuto festeggiare nel 2007, a vent'anni dall'uscita di Eau Rouge, in genere è così che si fa... ma so che ci sono problemi con i contratti da rispettare con la casa discografica, quindi gli concedo il beneficio del dubbio :)

ciao a presto
k.

10:36 PM

 
Anonymous Anonimo said...

... a vent'anni dal primo disco e non Eau Rouge).

Scusa sono malata, un po' di febbre e deliro :) memoria canaglia!
besos

10:38 PM

 
Anonymous Anonimo said...

Ehi ma guarda chi si vede...la mitica K! :) Ho amato TV Sky e se questo ventennale è veramente come dite, l'amerò alla follia.

9:33 AM

 

Posta un commento

<< Home