""Even a stopped clock tells the right time twice a day!"

venerdì, gennaio 05, 2007

The best of 2006 (Rivo's own opinion)

Presi come siamo dal podcast abbiamo quasi dimenticato di scrivere, il che non è un bene.
Con una certa dose di conformismo non volevamo essere gli unici a non stilare la classifica dei buoni o dei cattivi.
Questa è la mia personale Top10 del 2006.

#1 Yeah Yeah Yeahs, Show Your Bones.

La grinta di Karen O per questo disco garage, punk, funky, rock and roll. Supera di gran lunga qualsiasi produzione dei White Stripes pur avendone lo stesso formato scarno voce/chitarra/batteria.
E' come aprire la finestra della casa al mare e respirare quell'aria salmastra che rinfresca l'ambiente e sa di antico.
Respirabile





#2 The Long Blondes, Someone To Drive You Home.

Altra voce femminile, Kate Jackson, altro album che colpisce. Il quintetto di Sheffileld tradisce nel nome una delle principali fonti di ispirazione (Blondie). Ma c'è anche tanto Pulp (concittadini), Joy Division, vecchi Pixies, Iggy Pop.
Così in alto forse perchè recente, ma è un disco che colpisce.
Colpevole.




#3 Sonic Youth, Rather Ripped.

Dopo aver distrutto la struttura classica delle "songs", la gioventù sonica si diletta a riformarla. Ed il risultato è superlativo. La loro maturità è ormai assoluta, qualsiasi cosa facciano è di spessore. Invecchiando migliorano, come i buoni vini.
Il titolo del disco è preso da un mitico negozio di dischi di Los Angeles, ormai chiuso dall'avvento degli MP3. Nell'era dove la musica si ascolta girando una rotellina, un tributo alle origini era doveroso. Necessario.





#4 Placebo, Meds.

Messi in cantina troppo presto, ecco i Placebo che non ti aspetti.
Struggente, potente, melodico, irritante. Ma davvero bello. Brian Molko and Co. riescono a fare un passo indietro, quasi fino alle origini, pur muovendosi in avanti. E' riuscito a pochi in passato e coloro che l'hanno fatto hanno lasciato il segno.
La canzone "Infrared" è la mia Track Of The Year ed entra di diritto nella mia playlist "Best Ever". There's gonna be an accident.... Inaspettabile.





#5 Beck, The Information.

Quest'uomo è un genio, c'è poco da fare. Qualsiasi cosa produca non è mai banale, mai scontata, mai trita e ritrita.
Artista del control+C control+V analogico, Beck ancora una volta spacca a sassate le vetrate degli ultimo 50 anni di musica e le ricompone a mosaico con la maestria che gli è congeniale. Così come fa con la copertina "Do Your Own".
Incollabile.





#6 The Flaming Lips, At War With The Mystic.

Cut and paste psichedelico, da Syd Barret a Syd Vicious. Il maggiordomo Wayne Coyne serve su un piatto d'argento un disco esplosivo come la copertina.
Un caledidoscopio di suoni, colori, immagini, giri il tubetto et voilà una nuova figura ti si propone.
Le liriche taglienti poi sono tutte da scoprire.
Collezionabile.






#7 Pere Ubu, Why I Hate Women.

Per il titolo sarebbe disco dell'anno. David Thomas rimette insieme i suoi compagni di oltre vent'anni di musica e ricorda al mondo che Frank Black ascoltava le sue canzoni quando creava i Pixies.
Il capolavoro è "Two Girls, One Bar", ad occhi chiusi l'avrei classificata come hidden track di Come On Pilgrim.
Fa a pezzi gli ultimi 20 anni di pop. Intitolabile.






#8 The Morning After Girls, Shadow Evolve.

Vengono dal paese che sta a testa in giù dove forse i Primal Scream, i Ride, gli Swervedriver sono arrivati solo ora.
Gli Shoegazers sono risorti in oceania e chissa che non ci sia un revival.
Ingiustamente passato inosservato sulle maggiori riviste del settore, questo disco merita rispetto. I kids hanno talento, anche nel loro non inventare nulla.
Ombreggiabile.





#9 Razorlight, Razorlight.

E' vero che se sei il leader di una band, hai la stessa faccia di cazzo di Mick Jagger e suoni come i Clash di successo ne fai di sicuro.
Però hanno quei ritornelli che ti rigirano nel cervello anche a mesi di distanza dall'ultimo ascolto. Come un worm, un virus informatico si insinuano dentro di te e quando meno te l'aspetti scopri di esserne dipendente.
Additivabile.





#10 Morrissey, Ringleader Of The Tormentors.

Lo ammetto, sono un suo tifoso. Avesse fatto un disco di musica classica per la Deutsche Grammophon come la copertina suggerirebbe lo avrei premiato lo stesso. Il Moz è il Moz, una delle poche certezze che ci sono in giro.
Non ci si poteva che aspettare un capolavoro da uno che vive tra il Pantheon e Piazza del Popolo a Roma. Ispirato, poetico, acculturato, unico.
E va in archivio tra i migliori di sempre. Archiviabile.




Menzione speciale: DISCO PACCO DELL'ANNO.

Mars Volta, Amputechture.

Massì, dai, fate delle belle canzoni prog da 11 minuti, inventatevi dei titoli strani, disegnate le copertine come gli illustratori degli anni 50, frastagliate i Led Zeppelin come se fossero i Genesis....
Ma vaffanculo, va...